Difesa DADA del Prosciutto di Parma

Io, maiale di luce,
mi dichiaro innocente e infinito.

Non sono carne — sono concetto,
un’idea stagionata al sole dell’assurdo.
Tra le mie vene scorre jazz e marmellata di pensieri.
Parma mi ha dato un nome,
DADA mi ha dato un verbo: sfrigolare nell’eternità.

Atto I – Il Manifesto della Dolcezza

Tagliami pure, ma solo con parole.
Affettami in sillabe,
servimi su un piatto di risate e metafisica.
Ogni fetta è un frammento di luna.
Ogni briciola un applauso del destino.

Atto II – Dialogo tra Prosciutto e Colore

Rosa: Io sono amore.
Arancio: Io sono appetito.
Prosciutto: Io sono l’equilibrio tra entrambi.
Insieme formiamo l’alfabeto del desiderio —
una sinfonia di grasso e grazia.

Atto III – L’Apoteosi dell’Assurdo

DADA entra in cucina, ride,
mescola il sale con la filosofia,
e dice:
“Il vero sapore è la confusione ben fatta.”

Io, prosciutto di Parma,
difendo la mia poesia con profumo e ironia.
Non servirmi, amami.
Non mangiarmi, ascoltami.
Sono arte commestibile,
ma solo per lo spirito.

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